Organizzare un presepe vivente in classe è un’attività coinvolgente che può aiutare i ragazzi a comprendere meglio la tradizione del Presepe e a sviluppare competenze come il lavoro di squadra e la creatività.
In questo approfondimento "a puntate", che ci condurrà per mano fino a Natale, ripercorreremo la storia del presepe e di alcuni personaggi tradizionali. Cominciamo con il pastore Gelindo, uno dei protagonisti del presepe tradizionale piemontese e protagonista di un testo teatrale in lingua piemontese.
Gelindo: il primo dei pastori
Le mani giunte, cappello grigio e il maglione di lana: è Gelindo, l'umile pastore piemontese. Nasce nella zona di Alessandria e la tradizione lo vuole padre di Narciso con il quale condivide un'umile capanna. Le prime immagini che la tradizione ci consegna di Gelindo sono quelle di un uomo puro, dal cuore grande. Più vivo che mai nella tradizione del presepe piemontese ha un tratto distintivo per eccellenza: il suo cappello grigio con due nastri di color arancione e rosso. Secondo la tradizione fu lui ad arrivare per primo da Gesù seguendo la stella cometa. La sua reazione fu meravigliata e stupita nel vedere Nostro Signore nella stalla e la sua dolcezza ci scalderà il cuore.
Gelindo nel presepe piemontese tradizionale
Nelle rappresentazioni del presepe piemontese tradizionale Gelindo è il primo pastore a visitare la sacra capanna. Nel presepe vivente la sua presenza è dolce e delicata e quello che colpisce maggiormente sono le espressioni del suo volto che tradiscono pensieri puri ed emozioni vere. Apre la scena a tanti altri pastori che giungeranno da Gesù seguendo la stella cometa. Nell'ultima scena del presepe scopre che Nostro Signore è sopravvissuto ai soldati romani e si rivolge a lui in dialetto piemontese per un saluto che commuove gli spettatori. Ma Gelindo è anche un testo teatrale chè può esso stesso essere messo in scena a scuola.
Gelindo: il testo teatrale
Gelindo non è solo un pastore ma anche un testo teatrale popolare piemontese. Conosciutissima in tutto il Piemonte si tratta di una rappresentazione sacra dialettale che racconta la "favola del pastore Gelindo". Frutto della tradizione orale, probabilmente Monferrina, che vide la sua prima stesura nel lontano XVII secolo. Affonda le radici nella tradizione francescana del presepe vivente e su di lui sono stati scritti anche dei saggi come quello di Roberto Leydi con il contributo di Umberto Eco.
La storia narra le vicende di Gelingo, un pastore un pò scontroso ma dal cuore d'oro, che lascia la sua casa nel Monferrato e magicamente si ritrova a Betlemme. Qui avrà modo di conoscere Maria e Giuseppe e di arrivare per primo alla culla di Gesù Bambino. La tradizione è conosciuta anche il Liguria come "U pastù Gelindu".
Maria Serena Cavalieri
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