mercoledì 11 novembre 2015

Il maestro Alberto Manzi: un uso didattico della televisione

Era il lontano 1959 quando i pochi italiani che ce l’avevano in casa, e i tanti che lo andavano a vedere nei locali pubblici, videro comparire per la prima volta sul televisore, il maestro Alberto Manzi.

La trasmissione si chiamava “Non è mai troppo tardi” e divenne ben presto un immancabile appuntamento per milioni di italiani.




Qualche anno prima, nel 1951, si era svolto il censimento generale del secondo dopoguerra, per l’analfabetismo. Rispetto al censimento precedente, quello del 1931, qui cambia la “qualifica” di analfabeta. Non più descritto come colui che non sa né leggere e né scrivere il proprio nome, ma come colui che non sa in generale né leggere né scrivere.


A quei tempi, in Italia, si stimava ancora un numero molto alto di analfabeti, soprattutto tra la popolazione femminile, con grandi differenze di natura regionale. Si passa ad esempio da un 3% del Piemonte, a un 32% della Calabria, passando per un centro Italia assestato intorno al 15% con piccole variazioni dalla Toscana all’Abruzzo.

Così, la trasmissione tv del Maestro Manzi, che si poneva come obiettivo proprio la lotta all’analfabetismo, sembrava proprio aver recepito la definizione data dall’UNESCO, appena un anno prima, secondo la quale analfabeta sarebbe” la condizione di una persona che non sa né leggere né scrivere un brano semplice e comprenderlo, in rapporto con la sua vita giornaliera". Oggi la definizione dell'UNESCO si è resa più articolata, fino ad abbracciare la capacità dell'individuo di decifrare l'ambiente e “partecipare” della società in cui vive.

Ma chi era Alberto Manzi? Innanzi tutto era un maestro elementare,  forte di un ricco background culturale. Nasce a Roma il 3 novembre del 1924 e conclude gli studi superiori con un doppio diploma, quello dell’Istituto Magistrale e quello dell’Istituto Nautico. Sarà proprio questa formazione così particolare a influenzare molti dei suoi metodi didattici. Infatti, si iscriverà alla Facoltà di Scienze Naturali dell'Università di Roma. Dopo la guerra, nel 1946, inizia la sua attività scolastica.

Sono anche gli anni in cui riprende l’università per laurearsi in Biologia. Ma non sente di aver terminato il suo percorso di studi. Infatti si iscrive al Magistero di Roma e si laurea in Pedagogia e Filosofia, specializzandosi poi in Psicologia. Nel 1950 vince il premio “Collodi” per un suo romanzo inedito per ragazzi, “Grogh, storia di un castoro" che verrà pubblicato da Bompiani e tradotto in ben 28 lingue!

Nel 1954 inizia il suo percorso di maestro elementare presso la scuola Fratelli Bandiera di Roma. Ebbe anche una esperienza di educatore presso il carcere minorile San Michele, un incarico che svolse con coscienza e dedizione, là dove già 4 insegnanti prima di lui avevano rinunciato.

Ma la sua celebrità è sicuramente legata, come già si accennava, alla trasmissione “Non è mai troppo tardi” dove aveva a che fare con un enorme numero di alunni, soprattutto adulti analfabeti, che lo seguivano nel tardo pomeriggio,  prima dell’ora di cena. Persone che impararono a leggere e scrivere proprio grazie ai suoi metodi didattici innovativi per quei tempi. In seguito, da una stima effettuata, si ipotizzò che un milione  e mezzo di italiani riuscì a conseguire la licenza elementare grazie alle sue lezioni.




Quello del Maestro Manzi era quindi un vero e proprio “corso serale”: ogni pomeriggio il maestro usava un blocco di carta posizionato su un cavalletto e grazie al carboncino, scriveva le lettere, senza tralasciare l’accompagnamento di un simbolo, o di un disegno, che rendeva il tutto più divertente e più facile da memorizzare. In particolare, la RAI (ERI) gli mise a disposizione una lavagna luminosa, un oggetto davvero avvenieristico per quegli anni, e inoltre venivano pubblicati periodicamente piccoli libri di testo e quaderni come supporto alle lezioni televisive.

Dopo la trasmissione, che durò un decennio, Manzi tornò all’insegnamento ma si dedicò con passione anche ad alcune campagne di alfabetizzazione all’estero.
Si parlò ancora di lui nel 1981, quando si rifiutò di redigere le “schede di valutazione” appena introdotte al posto delle “pagelle”. "Non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest'anno, l'abbiamo bollato per i prossimi anni" dichiarò come motivazione di questo rifiuto. Morì nel 1997, all’età di 73 anni e a lui sono state intitolate numerose scuole.

Per chi volesse approfondire la vita e il percorso didattico del maestro Manzi, può consultare il sito web del Centro Alberto Manzi di Bologna dove si possono reperire le sue pubblicazioni, il materiale sull’educazione interculturale, e visionare le puntate della sua trasmissione. Il centro ha indetto anche un Premio per l’editoria didattica che comprende anche una sezione dedicata alle scuole. Sempre gli insegnanti, possono richiedere il CD “favole oggi” . Sono  tutte storie speciali e tutte da leggere agli alunni.

Centro Alberto Manzi

Vorrei infine concludere queste brevi note sulla vita di Manzi, con alcuni versi tratta da una sua lettera, scritta a degli alunni di quinta elementare:

Ricordatevi che mai nessuno potrà bloccarvi se voi non lo volete, nessuno potrà mai distruggervi, se voi non lo volete. Perciò avanti serenamente, allegramente, con quel macinino del vostro cervello sempre in funzione; con l’affetto verso tutte le cose e gli animali e le genti che è gia in voi e che deve sempre rimanere in voi; con onestà, onestà, onestà, e ancora onesta, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo e voi dovete ridarla; e intelligenza, e ancora intelligenza e sempre intelligenza, il che significa prepararsi, il che significa riuscire sempre a comprendere, il che significa riuscire ad amare, e… amore, amore.”

Maria Serena Cavalieri

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